La collana fu ritrovata nel 1937 durante lo scavo della necropoli di Funtana Noa ad Olbia. Molte sepolture erano del tipo a pozzo con camera scavata nella roccia, simili a quelle della necropoli cagliaritana di Tuvixeddu. Nella tomba 24, datata tra il IV e il III secolo a.C., la defunta era deposta con un corredo composto da alcune brocche, da una moneta punica e da uno specchio in bronzo posato sopra il petto. Lo specchio con il manico decorato con volute e un volto femminile, è un oggetto molto pregiato, forse proveniente dalla Magna Grecia.
Al collo della defunta si trovava la collana in pasta vitrea, composta da una testina femminile con riccioli, 4 testine maschili molto colorate con barba e orecchini, una testa di agnello e un piccolo gallo. Sono poi presenti vari cilindretti e sferette decorati con spirali, onde e grossi “occhi” colorati.
La collana aveva funzione apotropaica, cioè doveva difendere l’anima della defunta dagli spiriti maligni. Gli amuleti in pasta vitrea, argento, oro o pietre dure erano diffusissimi nel mondo punico.
La collana partecipò alla grande mostra intitolata “I Fenici”, allestita e curata da Gae Aulenti e Sabatino Moscati presso Palazzo Grassi a Venezia nel 1988. La mostra fece conoscere l’arte e la cultura del popolo fenicio e punico attraverso l’esposizione di 1200 reperti da tutto il Mediterraneo e tra questi un buon numero fu prestato dal Museo Archeologico di Cagliari.