Questa settimana Fulvia Lo Schiavo, archeologa, già Soprintendente della Soprintendenza ai Beni archeologici della Provincia di Sassari, terrà un incontro dal titolo “Dai lingotti “a forma di pelle di bue” alla circolazione del rame nel Mediterraneo e oltre”.
Era il 25 maggio del 1864 quando, alle 20, si imbarcò nel piroscafo Moncalieri per Tunisi, passando per Cagliari. Il suo nome è Heinrich Schliemann. Mercante e finanziere; poliglotta e viaggiatore; scavatore di Troia e di Micene. Forse falsario. Ogni tanto torna in auge. Oggi, ad esempio, per la Maschera di Agamennone, da lui rinvenuta a Micene nel 1876, emblema di una passione che ha cambiato l’archeologia e la sua narrazione. Ma anche per le intuizioni sulla Sardegna e i suoi lingotti di rame. Il 27 maggio 1864, il piroscafo Moncalieri approda a Livorno con lui a bordo. La città non regge il confronto di Genova e del suo porto con imbarcazioni di ogni tipo. Nel pomeriggio parte per la Sardegna. Navigazione tempestosa. Approdo di necessità a La Maddalena “proprietà del grande generale Garibaldi”. Tappe fugaci a Terranova (Olbia) e a Tortolì. Finalmente Cagliari, alle 5 del mattino del 29 maggio. Giudizio impietoso o ironico sulla città. Non ne coglie le novità in corso, compresa l’eco del trasferimento, nel 1859, del Museo nei locali dell’Università che Giovanni Spano descrive nella sua Guida del 1861 come una “festa nazionale”. Schliemann lo visitò, cinque anni dopo, quando Ettore Pais, direttore, sposta la sede nel Palazzo Vivanet, sulla Via Roma. Il grande storico scrive dell’interesse di Schliemann per i lingotti oxhide di tipo egeo che aveva riconosciuto perché ne aveva visti di simili nei luoghi micenei. Il lingotto, il più delle volte di rame, ma non sempre, è manufatto che oggi si documenta in tutto il Mediterraneo a testimoniare la sua intensa diffusione nell’Età del Bronzo. La sua forma, derivata più da ragioni funzionali, ricorda la pelle di bue e ciò è stato motivo, nel passato, di suggestive interpretazioni. Il ritrovamento del relitto di Uluburun, nelle coste della Turchia, ha aiutato a chiarirne meglio le geografie. In Sardegna trova diffusione a livello regionale, nella forma integra o in frammenti, con una penetrazione verso l’interno. Ove si pensi al lingotto trovato a Nuragus, esposto al Museo di Cagliari, o a quello rivenuto da Pietro Maria Delogu Soro nella piana di Sant’Antioco di Bisarcio, oggi al Museo di Ozieri. Le recenti e sistematiche ricerche, sul terreno e in laboratorio, è il caso di quelle nel nuraghe Arrubiu di Orroli e in altri contesti sardi, i ritrovamenti di materiali nuragici in località extra insulari, per tutti Cipro, isola da cui provengono i lingotti di rame sardi, stanno prospettando nuove traiettorie per la nostra isola. Percepita, a lungo, marginale la Sardegna si sta prospettando baricentrica e in dialettica col vasto mondo. Specie tra II e I millennio a. C. Il visionario Heinrich Schliemann aveva avuto una buona intuizione. Ma non basta. Il futuro sarà infatti denso di sorprese se la ricerca archeologica saprà utilizzare competenze extra umanistiche, sempre più dirimenti.