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Nora in epoca romana

Nel 238 a.C., poco dopo la fine della prima guerra punica, la Sardegna fu occupata da Roma, venendo poi a costituire, assieme alla Corsica, la provincia secunda.

I primi due secoli trascorsero per Nora in una sostanziale continuità, come è risultato anche dai nuovi scavi, che hanno individuato molti livelli appartenenti a questo periodo, sia in aree sacre che in abitazioni.

 

Grossi cambiamenti urbanistici si ebbero a partire dall’età di Augusto. L’innesto di nuove, grandi aree pubbliche indica un cambiamento non solo nell’aspetto, ma nella vita stessa della città, che si adeguava a quanto accadeva nel resto del mondo romano.

Dapprima fu aperto il foro, una grande piazza che conservava il luogo di culto in fondo all’asse principale, ma demoliva e spianava una vasta area adibita a case e magazzini, lasciata in parte visibile dai recenti scavi.

Poco distante, nella prima metà del I secolo d.C., fu costruito un altro dei tipici edifici di una città romana, un teatro che poteva contenere oltre 1000 spettatori. Esso sfruttava in parte le pendici del colle centrale, in cima al quale stava una delle precedenti aree sacre fenicio-puniche. Le abitazioni signorili che vi sorgevano vennero rase al suolo. Questo teatro, che ancora conserva le gradinate della parte inferiore della cavea, è di tipo prettamente romano, con un alto edificio scenico a grandi blocchi, che raggiungeva l’altezza della cavea, alla quale era unito. Oggi ne restano solo le fondamenta, perché i grandi blocchi dell’elevato furono asportati, forse tra 1500 e 1600, per essere usati in nuove costruzioni, come fu anche per altri muri a grandi blocchi visibili allora tra le rovine della città, come nel tempio sul foro e nelle terme centrali.

Con queste due creazioni, foro e teatro, ebbe inizio la fase più ricca della città dal punto di vista monumentale, quella ancor oggi meglio visibile.

 

La via che dal porto attraversava tutta la città sino al foro venne in gran parte affiancata da portici e botteghe, come in alcune città medievali. Cospicue tracce se ne vedono bene ancor oggi su tutto il percorso.

Le abitazioni continuavano a gravitare di norma su un’area scoperta interna, spesso munita di pozzo o di cisterna per l’acqua piovana. Spesso erano ornate da pavimenti in coccio pesto o opus signinum e da pareti affrescate. Considerevoli parti di queste pitture sono state rinvenute un po’ ovunque: presso la via del porto, nelle case oltre il foro e verso la torre, in quelle del quartiere centrale e della marina sud-occidentale, ove sono gli esempi più vasti. Spiccano qui i resti di impluvio centrale su quattro colonne, rialzate alla metà del secolo scorso, della casa detta dell’atrio tetrastilo.

 

In questo quadro portò sostanziali cambiamenti, attorno alla metà del II secolo d.C., la costruzione dell’acquedotto. Resti delle arcate si vedono ancora lungo l’istmo e dalla strada che porta all’odierna Pula. In città lo si può seguire solo nella presenza dei serbatoi e delle fontane lungo le strade (ben visibili presso l’attuale ingresso, presso la baia orientale e, sull’altra costa, sulla strada per il porto). Mutarono l’approvvigionamento e lo smaltimento delle acque, fu rinnovata la rete fognaria, almeno in parte furono allora costruite le lastricature stradali.

La nuova disponibilità idrica rese anche possibile la costruzione di grandi edifici termali, costruiti anch’essi in aree che erano sino ad allora occupate dall’abitato. Oggi se ne possono vedere ben 4; nei due maggiori, chiamati Terme Centrali e Grandi Terme a Mare, meglio leggibili, si vede la consueta articolazione in ambienti d’accesso, ambienti freddi ed ambienti riscaldati con pavimenti su suspensurae, tra le quali fluiva l’aria calda provenienti dai forni: due tepidaria che servivano da collegamento e la parte più calda, il calidarium.

 

Il porto dovette allora conoscere un nuovo considerevole sviluppo, tanto da rendere necessaria la costruzione di un grande horreum, o magazzino pubblico, eretto dove entrava in città la via del porto. Singoli magazzini si aprono qui attorno ad un grande spazio centrale scoperto, mentre botteghe si aprono sulle strade che delimitano il complesso.

In questo periodo ha inizio per Nora anche la grande stagione dei mosaici. In case private, un po’ in tutta l’area centrale, come nella cosiddetta casa dell’atrio tetrastilo; ma anche negli spazi pubblici, come terme, portici aperti sul foro, templi.

 

 

Testo di Jacopo Bonetto

 

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