In attesa della riaperura al pubblico, prosegue il viaggio virtuale attraverso il percorso del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari che aderisce alla Campagna del MIBACT #iorestoacasa.
Oggi osserveremo i reperti della civiltà nuragica risalenti all’età del Ferro, tra il 930 e il 730 avanti Cristo.
Per le nostre conoscenze sulla protostoria della Sardegna questo periodo è denso di cambiamenti. La civiltà nuragica ha alle sue spalle quasi 800 anni di vita e si caratterizza per le imponenti opere architettoniche legate al suo nome, i nuraghi. I ritrovamenti archeologici dell’età del Ferro rilevano invece l’assenza di nuove edificazioni di nuraghi, l’abbandono di molti di loro ed i cambiamenti di destinazione d’uso effettuati su altri, ad esempio il nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca o il nuraghe Nurdole di Orani.
Se da un lato i nuraghi sono oggetto di trasformazioni e non ne vengono costruiti ex novo, dall’altro sono investiti di significati simbolici e di riproduzioni in miniatura. È questa la stagione dei modellini di nuraghe in miniatura realizzati in terracotta o arenaria (come quelli da Su Nuraxi di Barumini) o bronzo, oppure di grandi dimensioni, a volte utilizzati come altari all’interno delle cosiddette capanne delle riunioni.
Fioriscono in gran numero i templi nuragici, per la maggior parte legati al culto delle acque. I tipi più comuni sono pozzi o fonti sacre con scalini che conducono all’acqua, all’interno di vani coperti con volta a tholos. I templi più importanti sono inseriti in complessi santuariali, dove i numerosi devoti portavano ricche offerte, come bronzetti, spade, navicelle, oggetti ed armi in metallo e terracotta.
I bronzi votivi vengono prodotti in abbondanza, sia i classici bronzetti che le riproduzioni miniaturistiche di pugnali ad elsa gammata e faretre, come quelle esposte nella nostra vetrina.
L’età del Ferro è il periodo in cui in particolare i naviganti fenici frequentano il Mediterraneo occidentale dove fondano empori e mercati. Gli archeologi stanno mettendo in luce un numero sempre maggiore di insediamenti in cui i sardi nuragici coabitavano con genti fenicie, gestendo gli scambi e i commerci, come a Sant’Imbenia nella baia di Porto Conte ad Alghero e nel nuraghe Sirai a Carbonia.
Nella vetrina troviamo anche reperti di chiara tradizione nuragica che risentono di queste influenze orientali, come le brocche askoidi, le borracce e le fiaschette, i fornelli, i vasetti con colatoio che presentano le superfici decorate con motivi geometrici ad incisione a differenza dei vasi prevalentemente inornati dell’età del Bronzo.
Stupiscono poi le elaborate decorazioni delle pintadere, come quella dal complesso nuragico della Madonna del Rimedio ad Oristano, utilizzata per la decorazione dei pani rituali.