Prosegue il tour virtuale tra le vetrine del Museo Archeologico di Cagliari.
Oggi vedremo da vicino un reperto piccolo, ma davvero interessante ritrovato a Cagliari nell’area di vico 3° Lanusei.
Tra il 1996 e il 1997 la Soprintendenza Archeologica indagò un’area pluristratificata dalla lunga e varia vita, cominciata in età romana nel I secolo a.C., in cui vennero rinvenuti oltre 20.000 reperti.
L’oggetto che vi mostriamo è una matrice a due valve in scisto delle dimensioni di 5×10 centimetri all’incirca, in cui sono riprodotti in negativo due pendenti e due spille. I gioielli potevano essere realizzati tramite colatura del metallo attraverso la tecnica della fusione. Questo processo permetteva la realizzazione standardizzata di gioielli che, rispetto alle tecniche della laminazione e della filigrana avevano un costo di produzione decisamente più modesto.
Il tipo di decorazione delle spille imita esemplari più preziosi, come le fibule a disco, una in elettro e l’altra in oro da Bruncu ‘e s’Olia in territorio di Dolianova, esposte nella medesima vetrina.
La matrice, come rilevato da Donatella Mureddu (“Ai confini dell’Impero: storia, arte e archeologia della Sardegna bizantina”, a cura di Corrias e Cosentino) «può essere posta in relazione con l’esistenza a Cagliari, nello scorcio tra il 7° e 8° secolo, di artigiani che, per committenze modeste, riproducevano su scala locale più pregiati modelli di importazione.»
Nel periodo in questione l’area di vico 3° Lanusei era utilizzata come discarica e per il reperimento di materiale edilizio da un edificio, crollato in seguito ad un incendio. La costruzione, realizzata agli inizi del V secolo d.C., fu adibita nel 6° secolo ad uso funerario e cultuale. Vi si svolgevano rituali di commemorazione dei defunti con cibi e bevande, dei quali sono rimasti tracce nei resti di ossa e gusci di molluschi e nei frammenti di calici e stoviglie.