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#racconti dal Museo Archeologico di Cagliari. Puntata 42

Prosegue il tour virtuale tra le vetrine del Museo Archeologico di Cagliari.

Oggi vedremo da vicino un reperto piccolo, ma davvero interessante ritrovato a Cagliari nell’area di vico 3° Lanusei.
Tra il 1996 e il 1997 la Soprintendenza Archeologica indagò un’area pluristratificata dalla lunga e varia vita, cominciata in età romana nel I secolo a.C., in cui vennero rinvenuti oltre 20.000 reperti.
L’oggetto che vi mostriamo è una matrice a due valve in scisto delle dimensioni di 5×10 centimetri all’incirca, in cui sono riprodotti in negativo due pendenti e due spille. I gioielli potevano essere realizzati tramite colatura del metallo attraverso la tecnica della fusione. Questo processo permetteva la realizzazione standardizzata di gioielli che, rispetto alle tecniche della laminazione e della filigrana avevano un costo di produzione decisamente più modesto.
Il tipo di decorazione delle spille imita esemplari più preziosi, come le fibule a disco, una in elettro e l’altra in oro da Bruncu ‘e s’Olia in territorio di Dolianova, esposte nella medesima vetrina.
La matrice, come rilevato da Donatella Mureddu (“Ai confini dell’Impero: storia, arte e archeologia della Sardegna bizantina”, a cura di Corrias e Cosentino) «può essere posta in relazione con l’esistenza a Cagliari, nello scorcio tra il 7° e 8° secolo, di artigiani che, per committenze modeste, riproducevano su scala locale più pregiati modelli di importazione.»

Nel periodo in questione l’area di vico 3° Lanusei era utilizzata come discarica e per il reperimento di materiale edilizio da un edificio, crollato in seguito ad un incendio. La costruzione, realizzata agli inizi del V secolo d.C., fu adibita nel 6° secolo ad uso funerario e cultuale. Vi si svolgevano rituali di commemorazione dei defunti con cibi e bevande, dei quali sono rimasti tracce nei resti di ossa e gusci di molluschi e nei frammenti di calici e stoviglie.

 

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