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#racconti dal Museo Archeologico di Cagliari. Puntata 43

Bentornati ai nostri appuntamenti con le vetrine del Museo Archeologico di Cagliari.

Dopo il lungo tour che ci ha portato a ripercorrere tutto il percorso cronologico ospitato al piano terra del Museo, riprendiamo la nostra visita virtuale con i piani superiori.
Qui troviamo i siti archeologici, potremo quindi parlare del territorio e dei ritrovamenti. Cominciamo allora con Cagliari.

La felice posizione geografica del Golfo di Cagliari ha costituito fin dalle epoche più antiche un elemento di attrazione per la popolazione anche per la possibilità di sfruttare le inesauribili risorse della pesca e quelle agricole delle pianure dell’entroterra.

Le ricerche archeologiche effettuate già nell’Ottocento indicano presenze che dal Neolitico all’età del Ferro offrono testimonianze più o meno consistenti della vita delle genti del luogo tra il 6° e il 1° millennio a.C.
A Capo Sant’Elia i numerosi anfratti naturali furono utilizzati già a partire dal Neolitico antico, come documentano in particolare, alcuni frammenti con la tipica decorazione cardiale, attualmente conservati nel Museo Preistorico “Luigi Pigorini” – Museo delle Civiltà di Roma.
Tra le grotte emerge quella di San Bartolomeo, oggi scomparsa ma utilizzata come abitazione o come spazio sepolcrale dal Neolitico recente al Bronzo antico.

La frequentazione dell’area intorno al Golfo di Cagliari è documentata per tutto il periodo prenuragico e in particolare, durante l’età del Rame. Caratteristica di questo periodo è la Cultura di Monte Claro che prende il nome dal colle omonimo della città di Cagliari.
Notevole importanza rivestono i rinvenimenti delle necropoli di Sa Duchessa e di via Trentino (età del Rame).

Dell’età del Bronzo cagliaritano sono esposti pochi materiali, che sono inquadrati nel panorama della civiltà nuragica della Sardegna, come gli oggetti in bronzo quali quelli del cimitero di Bonaria e dell’Anfiteatro Romano.

 

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