Nella tappa odierna del viaggio virtuale all’interno del Museo Archeologico di Cagliari vi parleremo dei reperti legati all’edilizia privata della Cagliari romana.
Dell’epoca romana a Cagliari, ma in generale nella maggior parte delle città, noi conosciamo meglio le abitazioni dei ceti più abbienti, sia perchè l’estensione di queste case ci aiuta, sia perchè erano costruite con materiali di solito più duraturi.
A Karales l’area abitata era racchiusa nello spazio compreso fra le due antiche necropoli cittadine, quella occidentale di Tuvixeddu e quella orientale di Bonaria, entrambe poste su due colli. La zona centrale si addossa alla parte alta della città attuale, posta in discesa verso il mare e verso il porto moderno che era anche il porto antico a partire dal 2° secolo a.C. Il centro cittadino ruotava intorno al Foro, di cui abbiamo parlato negli scorsi appuntamenti, in quella che attualmente è la piazza del Carmine.
Nelle immediate vicinanze del Foro, in via Angioy, sono state ritrovate inoltre alcune decorazioni in marmo (antefisse) del tetto di un edificio e i resti dell’atrio di un’abitazione e di un porticato. La zona residenziale era comunque concentrata soprattutto nell’area dell’odierno corso Vittorio Emanuele II, non lontano dal Foro.
A metà strada fra l’antico Foro e l’Anfiteatro è ancora oggi visibile la “villa di Tigellio”. Quest’area raggruppa in realtà tre ricche abitazioni di età romana, due affiancate e allineate, un’altra divisa dalle altre da uno stretto vicoletto non pavimentato. Le 3 domus erano affacciate su una strada parallela all’attuale andamento del corso Vittorio Emanuele II. L’impianto delle abitazioni è quello tipico noto dalle altre domus sarde, come la domus dell’Atrio Tetrastilo di Nora. Il cuore della casa era l’atrio con quattro colonne e l’impluvium per la raccolta delle acque piovane; gli altri ambienti si affacciavano su questo cortile centrale, anche il tablino, ossia la stanza di rappresentanza.
Nella cosiddetta Casa degli Stucchi, il tablino era decorato con una decorazione a lesene in stucco e cornici e festoni dipinti. Invece la domus a sud est è stata chiamata Casa del Tablino Dipinto, per la decorazione a riquadri che caratterizza l’ambiente che secondo l’archeologo Gennaro Pesce doveva essere stato il tablino.
A monte della Villa di Tigellio sul fianco del colle di Buoncammino si trova l’Anfiteatro, la più imponente opera pubblica di Karales e in mezzo, l’attuale Orto Botanico. La zona dell’Orto Botanico è nota già dall’Ottocento come ricca di resti archeologici che si riferivano a “monumenti antichi trovati nel sito” e ad “alcune cisterne scavate nella roccia” come riporta il canonico Giovanni Spano. Attualmente sono visibili solo queste ultime, con il loro complesso sistema di canalizzazioni, che ci parlano di un uso dell’area legato all’acqua, forse come sede di ninfei e fontane e un luogo di culto legato a Iside, oltre ad ipotetiche abitazioni.
Oltre i confini cittadini verso la zona della necropoli orientale, agli inizi del Novecento Antonio Taramelli scavò parte di un impianto termale legato ad una ricca villa rustica di età romana….ma di questo vi parleremo nel prossimo appuntamento!