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#racconti dal Museo Archeologico di Cagliari. Puntata 71

Bentornati!

Nella tappa odierna del tour virtuale del Museo Archeologico di Cagliari vi portiamo a osservare i reperti di Sulci (o Sulky), la moderna Sant’Antioco, esposti al secondo piano del Museo.
Sulci anche in età romana fu una città fiorente che ricavava la sua prosperità dall’essere il porto principale del bacino minerario dell’Iglesiente.

L’abitato romano è per la maggior parte nascosto sotto il tessuto urbano moderno, ma rimangono sufficienti testimonianze dalle zone di necropoli.
Anche nella piena età romana sono molti gli elementi della cultura punica che rimangono ben radicati in tutte le manifestazioni, in particolare quelle legate alla religiosità. A Sulci, ma anche a Karales (Cagliari), la lingua utilizzata nelle iscrizioni votive è quella punica. Un esempio di questa continuità culturale tra il periodo punico e quello romano è la piccola base in pietra esposta nella vetrina, decorata a rilievo su tre lati con figure di divinità, che in antico reggeva una piccola statua in bronzo, e su cui è incisa un’iscrizione in caratteri punici, in cui il dedicante Hmlk elenca la sua genealogia sino al trisnonno.

Il tofet, l’area sacra in cui erano deposti i resti incinerati dei bambini nati morti o morti nei primi anni di età, presente in tutte le città puniche, continua ad essere utilizzato almeno sino al 2° secolo a.C., anch’esso palese testimonianza della continuità culturale isolana. Alla fase finale di frequentazione del tofet sono relative le stele in marmo di piccole dimensioni e quelle con sommità ricurva e una figura di animale.

La necropoli romana continuò a estendersi, in continuità con quella punica, sul versante orientale del basso rilievo collinare su cui sorge la fortificazione sabauda nota come Forte Su Pisu. I corredi funerari sono per lo più molto modesti, contraddistinti dalla presenza quasi costante delle brocchette piriformi in argilla chiara accompagnate da piatti o coppe in sigillata africana e da lucerne, di fattura nordafricana.
Sono anche presenti vasi in ceramica cosiddetta “fiammata”, una produzione locale sulcitana che si distribuisce abbondantemente nella Sardegna costiera meridionale e in misura più ridotta nella parte settentrionale dell’isola.

Per oggi vi salutiamo e vi diamo appuntamento alla prossima puntata per conoscere da vicino il tofet sulcitano.

 

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