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#racconti dal Museo Archeologico di Cagliari. Puntata 79

Il tour virtuale del Museo Archeologico di Cagliari ha fatto tappa da due settimane tra le vetrine di Nora. Oggi vi mostriamo alcuni reperti che vanno dall’età fenicia fino a quella romana, tra i quali spicca, naturalmente, la famosissima stele di Nora, di cui vi parleremo meglio nel prossimo appuntamento…

Le due piccole stele provengono dal tofet di Nora, l’area sacra all’aperto, presente in molte città fenicio-puniche del Mediterraneo Occidentale. Il tofet norense fu scoperto nel 1889 grazie ad una forte mareggiata invernale. La forza delle onde portò alla luce un gran numero di stele in pietra e di urne in terracotta con resti incinerati.

Filippo Nissardi promosse nel 1890 una campagna di scavo, la cui direzione venne affidata a Filippo Vivanet. L’area di scavo si trovava a monte della chiesetta di Sant’Efisio, alla periferia dell’abitato antico.
Vivanet realizzò una serie di trincee, che consentirono di indagare un’area vasta più di 1600 mq e di portare alla luce 220 urne e 157 stele. Di queste 82 vennero trasportate al Museo di Cagliari subito dopo lo scavo, mentre le altre 75, rimaste in situ, furono in parte sottratte da scavatori clandestini, in parte utilizzate come materiale da costruzione o infine conservate nella chiesa di Sant’Efisio.

Dalla documentazione di scavo si desume che le urne, vicinissime fra loro, giacessero a un livello inferiore rispetto alle stele, confermando la posteriorità cronologica di queste ultime. Il tofet di Nora viene datato tra il 6° e il 4° – 3° secolo a.C.
Le due stele esposte raffigurano rispettivamente la triade betilica su altarino e una figura femminile di profilo con disco al petto.

Ben più tarda è la base di statua con iscrizione onoraria, datata al 1° secolo d.C., rinvenuta riutilizzata nella tarda pavimentazione del Foro romano della città.
L’iscrizione ci informa che si trattava di una statua dedicata dalla cittadinanza di Nora a Quinto Minucio Pio, uno dei suoi cittadini più eminenti. Nell’iscrizione sono ricordate le cariche rivestite dall’onorato cittadino, legato in modo particolare al culto della famiglia imperiale.

Ecco il testo:

Q MINUCIO Q F PIO IIIVIR(O)/

I(URE) D(ICUNDO) TERT(IUM) FLAM(INI) AUG(USTI) PRIM(UM) DEC(URIONUM) SUF(FRAGIO) CRE(ATO)/

FLAM(INI) AUG(USTI) [PE]RPET(UO) PRIM(UM) ET APSEN(TI) CRE(ATO)/

DEC(URIONUM) DECRET(O)

A Quinto Minucio Pio, figlio di Quinto, quattuorviro iure dicundo per la terza volta, nominato per la prima volta flamen di Augusto per suffragio dei decurioni, nominato per la prima volta lui assente flamen di Augusto in perpetuo per decreto dei decurioni.

 

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