Bentornati per una nuova puntata della visita virtuale del Museo Archeologico di Cagliari nell’ambito della campagna promossa dal MIBACT #iorestoacasa.
Oggi vedremo da vicino una conchiglia con tracce di ocra rossa esposta nella vetrina dedicata alla prima età del Rame, la quarta del percorso cronologico del Museo.
Essa proviene da una domus de janas (tomba a grotticella artificiale) di Santa Caterina di Pittinuri Cuglieri, datata alla metà del 3° millennio a.C. nell’orizzonte culturale Abealzu-Filigosa.
La sepoltura fu rinvenuta inviolata nel 1985, in seguito a lavori per la realizzazione della rete fognaria. Si compone di un corridoio d’ingresso, un’anticella e tre cellette. L’anticella è decorata a bande verticali dipinte in rosso bruno (ocra rossa).
Le tre cellette erano adibite a uso esclusivamente funerario come attestano i resti scheletrici, rinvenuti in giacitura secondaria e in associazione a scarsissimi elementi di corredo, perlopiù da oggetti personali (monili, punte di freccia).
Nell’anticella e nel corridoio erano assenti i resti ossei umani, erano invece abbondanti le ossa di animali (mascelle, mandibole, corna di cervo) associate a frammenti di vasi e ad un considerevole numero di vasi miniaturistici, in maggioranza integri, deposti in piedi, capovolti o di fianco. Nel corridoio furono anche rinvenute tracce di fuoco, che confermano assieme agli altri elementi che questi spazi furono utilizzati verosimilmente, per il rituale funerario.
L’ocra rossa contenuta nella conchiglia era utilizzata proprio nell’ambito del culto dei morti, per cospargere il defunto e il corredo funerario e per decorare le pareti della tomba.
Il colore rosso era dato dalla presenza di ossidi di ferro, nonostante «il termine “ocra” sia estremamente comune e utilizzato nei lavori di preistoria, la definizione di cosa si intenda precisamente con esso rimane ancora in parte incerta; “ocra”, infatti, è un termine sommario usato in archeologia per indicare svariati minerali di ferro o ricchi in ferro» (da Ocra rossa tra funzionalità e simbolismo, Serradimigni – Colombo, 2015). Rimane comunque fondamentale il rimando al colore del sangue e ad un insieme di significati spirituali che in gran parte ci sfuggono, ma che sembrano riportare all’alternanza ciclica della vita e della morte.