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Carbonia
Montesirai

Il territorio di Carbonia, capoluogo provvisorio della provincia del Sud Sardegna, è stato frequentato fin dal Mesolitico come attestano i ritrovamenti nel sito di Sirri.
Sirri è una piccola frazione del comune di Carbonia, in cui risiedono poche decine di abitanti, fu una villa giudicale medioevale sviluppatasi attorno alla chiesetta di Santa Lucia.
Il colle di Sirri è molto importante dal punto di vista archeologico per la presenza del sito preistorico di Su Carroppu.
Si tratta di un riparo sotto roccia utilizzato fin dal Mesolitico (circa 11000 anni fa) come luogo di sepoltura e abitativo.
Sono rilevanti le tracce risalenti al Neolitico antico rappresentate da sepolture e da resti di ceramica “cardiale”. La ceramica cardiale, decorata ad impressione grazie all’uso di conchiglie, specialmente il cardium, è diffusa in buona parte del Mediterraneo occidentale (in particolare Francia meridionale) durante il Neolitico antico.
Il rituale funerario non è molto chiaro, i defunti erano deposti in posizione contratta con lastre di pietra poste sopra i corpi. Il corredo funerario era costituito da conchiglie forate e da un pendente di pietra e probabilmente anche da recipienti di ceramica e strumenti in ossidiana.

Altro importante sito archeologico nel territorio di Carbonia è l’antica città fenicio punico di Monte Sirai.
L’abitato fenicio sorse attorno alla fine dell’8° secolo a.C. in un’area che presenta tracce di frequentazione già a partire dal Neolitico, ossia il basso pianoro chiamato Monte Sirai.
L’area fu frequentata anche durante l’epoca nuragica della quale restano tracce nei nuraghi presenti sul pianoro e sui fianchi. I contatti tra le genti nuragiche e fenicie sono contraddistinte, in particolare nella zona del nuraghe Sirai, “dalla progressiva integrazione tra le due componenti etniche che, tra 7° e 6° secolo a.C., diedero vita a una nuova comunità sarda frutto di un intenso confronto culturale” (Michele Guirguis, Monte Sirai in “La Sardegna fenicia e punica: storia e materiali” a cura di Michele Guirguis, 2017).
La posizione di Monte Sirai è assolutamente strategica per ciò che riguarda le comunicazioni tra l’importantissimo centro fenicio di Sulky (S. Antioco) e i siti minerari sulcitani. Dell’abitato fenicio restano scarsissime tracce riferibili a qualche abitazione e una necropoli con sepolture a incinerazione. Il fulcro sembra essere il cosiddetto mastio, una struttura di grosse dimensioni, edificato probabilmente sui resti di un precedente nuraghe.
Il mastio potrebbe essere stata una struttura destinata a scopi cultuali, come fanno pensare i numerosi oggetti votivi ritrovati al suo interno, tra cui una statua di Astarte.
Con la conquista punica della Sardegna, la città di Monte Sirai si espande e viene dotata di una cerchia di mura.
Le abitazioni si organizzano in quartieri paralleli sulla cima del colle. La tipologia architettonica è quella tipica del periodo punico: zoccolo in pietra, pareti in mattoni crudi e alzato in materiale deperibile.
In epoca punica si modifica il rituale funerario che passa dall’incinerazione all’inumazione prevalente, all’interno di tombe a camera ipogeica con corridoio di accesso.
All’età punica è da riferirsi anche il tofet, il santuario a cielo aperto dedicato alla sepoltura dei bambini nati morti o morti in tenera età. Il tophet di Monte Sirai si organizza in due terrazze collegate da una rampa: la terrazza inferiore ospita le urne con i resti dei bambini e degli animali incinerati, mentre nella terrazza superiore sorge un piccolo sacello.

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