Il territorio di Quartu Sant’Elena, centro della città metropolitana di Cagliari con la quale condivide la grande spiaggia del Poetto, fu da tempi molto remoti crocevia di genti e popolazioni provenienti dal mare e dalle aree interne. Questi scambi culturali hanno arricchito molto il territorio dal punto di vista artistico, storico e archeologico.
I monumenti maggiormente presenti nella zona sono i nuraghi: ne sono stati censiti 38, tra semplici e complessi, ma non mancano anche frequentazioni di età più antica (Neolitico ed Eneolitico).
Nella zona del bacino del Simbirizzi fu scoperta casualmente una piccola necropoli, agli inizi degli anni ’80, durante i lavori per la realizzazione del nuovo acquedotto di Cagliari.
Sono state individuate e scavate tre tombe, solo parzialmente conservate, del tipo a forno caratteristico della cultura di Monte Claro (2400-2100 a.C.). La tomba meglio conservata è la n° 2 costituita da un pozzetto di forma rettangolare e da una cella di forma ellittica; su una parete della cella era ricavato un bancone sul quale era adagiato un bambino, leggermente rannicchiato sul lato sinistro. Sul pavimento era deposto il corredo costituito da una situla, un piatto e tazze e ciotole di varie dimensioni. Anche le altre due tombe hanno restituito vasi caratteristici della cultura Monte Claro, come tripodi e scodelloni monoansati.
L’edificio nuragico più importante è il Nuraghe Diana, di tipo complesso, risalente al 2° millennio a.C. Esso si trova in posizione dominante sul promontorio di Is Mortorius e probabilmente aveva la funzione di controllare le vie marittime e i traffici commerciali dal 13° secolo a.C. Faceva parte inoltre, per la sua posizione strategica, del sistema difensivo costiero nuragico.
Il nuraghe Diana, realizzato in granito, fu dotato da subito di torre centrale voltata a tholos, torri secondarie e cinta muraria a chiusura del cortile interno. La pianta è a schema plurimo; l’ingresso ricalca la tecnica costruttiva del dolmen, con l’architrave e i laterali ciclopici.
A testimonianza dell’età romana invece, abbiamo una villa sommersa nella zona di Sant’Andrea. Nel sito si possono riconoscere un corpo edilizio centrale costituito da una doppia fila di piccoli ambienti affiancati di pianta quadrangolare, forse ambienti di servizio, depositi o magazzini, e un terzo allineamento di camere. I materiali recuperati durante le indagini di scavo sono costituiti da alcuni elementi architettonico-decorativi come frammenti di mosaico.